mercoledì 15 aprile, ore 21 rassegna Belli & Invisibili in collaborazione con gli amici dell’associazione Kinodromo di Bologna presentiamo il progetto “Cinema Diffuso”, una rete di sale di qualità per la circuitazione di opere di livello internazionale ma inedite in Italia
Info sul progetto e le altre sale coinvolte: kinodromo.org/rete/ Cominciamo un titolo selezionato ai festival di Berlino e di Torino:
THOU WAST MILD AND LOVELY di Josephine Decker (94’/Stati Uniti/2014) V.O.+ sottot. ita.
Recensione di cineblog.it
C’è qualcosa di seducente e malizioso in Thou Wast Mild and Lovely, opera seconda di Josephine Decker, regista indie di Brooklyn super-chiacchierata all’ultima Berlinale. In quell’occasione aveva presentato i suoi primi due lunghi, Butter on the Latch e questo Thou Wast Mild and Lovely.
Proprio a Berlino si era sparsa la voce della nascita di un nuovo talento, e la Decker è diventata una delle sensation di questo 2014 festivaliero. Molti critici hanno iniziato a portarla su un palmo di una mano, convinti di aver davvero trovato una voce così nuova che vale la pena essere sostenuta.
Nel suo cinema di base c’è uno stile molto riconoscibile all’interno di certo cinema indie americano super low budget, con alcuni rimandi al Mumblecore (le interazioni naturali tra i personaggi e i dialoghi improvvisati). Ma la Decker punta più in alto, mescolando questo stile da SXSW con riferimenti più alti: come se in Butter on the Latch il Mumblecore incontrasse Lynch, per dire.
In Thou Wast Mild and Lovely il riferimento che salta all’occhio è invece il cinema di Malick. Descritta così, la Decker potrebbe anche passare per l’ennesima giovane regista americana un po’ pretenziosa e in fondo molto naïve. Non mi stupirei se qualcuno l’avesse già pensato. Però bisogna anche ammettere che Thou Wast Mild and Lovely è anche un passo avanti rispetto al debutto, che comunque ha i suoi motivi di interesse.
Siamo in una fattoria del Kentucky. Akin ha lasciato a casa moglie e figlio, si è tolto la fede dal dito ed è alla ricerca di un lavoro per l’estate. Lo accolgono Jeremiah, dal temperamento dominante, e la figlia Sarah, ragazza sensuale e perversa. Tra i tre s’instaura un meccanismo di reciproco studio, di osservazione, e tra Akin e Sarah scatta anche la passione. L’arrivo della moglie dell’uomo trasformerà un gioco fino a quel momento innocente in un incubo dai contorni inattesi.
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