dal 15/2 al 18/2 UN’AVVENTURA, il 14/2 SUSPIRIA, IL 21/2 L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE

Sono rimasto piacevolmente colpito da Un’avventura.
Ho ritrovato le emozioni delle canzoni nella storia avvincente raccontata nel film.
Le aspettative sono state mantenute e superate, grazie alla regia delicata di Marco Danieli e alla splendida interpretazione degli attori. Mogol

Il film UN’AVVENTURA si propone di raccontare una storia usando come colori su una tela le canzoni di Lucio Battisti (1943-1998), l’uomo che disse: “Un artista non può camminare dietro il suo pubblico, un artista deve camminare davanti.”
La canzone suggerita dal titolo, non solo agli appassionati di musica ma alla maggior parte degli italiani, non può che essere quella pubblicata nel 1969, realizzata con Mogol, collaboratore stretto fino al 1980. Si tratta di una canzone simbolica, non solo perché distribuita nel 45 giri contenente anche “Non è Francesca” (nome non a caso della protagonista di questo film): Battisti consacrò infatti la sua carriera di esecutore dei suoi lavori proprio con “Un’avventura”, al Festival di Sanremo, dopo tre anni difficili in cui erano le esecuzioni altrui delle sue canzoni a riscuotere il vero successo.
Il percorso di ricerca di Battisti, tra canzone popolare e più tarda sperimentazione, viene metaforizzato nell’evoluzione della società italiana anni Settanta, dove la Francesca di Laura Chiatti è la rivoluzione e il Matteo di Michele Riondino l’uomo che deve affrontarla.
Il film sceglie così un percorso celebrativo lontano dal biopic in stile Bohemian Rhapsody, ma più vicino agli omaggi-musical come Questo piccolo grande amore (2009, di Riccardo Donna, anche cosceneggiato da Baglioni) o Across the Universe (2007, di Julie Taymor, sulle musiche dei Beatles). Il precedente lungometraggio di Marco Danieli, La ragazza del mondo (col quale ha vinto il David di Donatello come miglior esordiente), era un altro incontro tra due visioni del mondo differenti, attraverso una storia d’amore: in quel caso, una Testimone di Geova s’innamorava di un ragazzo di borgata, mettendo in gioco le sue convinzioni e la sua fede.

avventura

Titolo originale Un’Avventura. Durata 95 min. Italia 2019.

⇰ venerdì 15 febbraio ore 19:00 e 21:15 (7/5€)
⇰ sabato 16 febbraio ore 19:00 e 21:15 (7/5€)
⇰ domenica 17 febbraio ore 19:00 e 21:15 (7/5€)
⇰ lunedì 18 febbraio ore 19:00 e 21:15 (4€)

Sulle note delle intramontabili canzoni scritte da Lucio Battisti e Mogol, Matteo e Francesca scoprono l’amore, si perdono, si ritrovano, si rincorrono, ognuno inseguendo il proprio sogno: lei vuole essere una donna libera, lui vuole diventare un musicista.
Francesca gira il mondo per cinque anni, mentre Matteo rimane a scrivere canzoni d’amore.
Quando Francesca ritorna porta con sé il vento di cambiamento degli anni ‘70, fatto di emancipazione, progresso ed evasione. I due si ritrovano e il loro amore rinasce più forte di prima, ma la loro storia seguirà sentieri inaspettati.


Per gli innamorati e non, il 14 febbraio abbiamo il film che fa al caso vostro: SUSPIRIA. 

Risale al 2008 l’acquisto da parte di Luca Guadagnino dei diritti per realizzare un remake del Suspiria realizzato da Dario Argento nel 1977 (e da lui stesso sceneggiato assieme a Daria Nicolodi).
Inizialmente, il regista italiano avrebbe voluto limitarsi a produrre, e infatti incaricò il collega statunitense David Gordon Green di occuparsi della regia. Il progetto, però, incontrò difficoltà di finanziamento, Green decise di dedicarsi ad altri progetti (successivamente ha realizzato il nuovo Halloween) e Guadagnino, terminato A Bigger Splash, e forte del successo internazionale di quel film, decise di prendere la situazione in mano e dirigerlo in prima persona, commissionando un nuovo copione a David Kajganich, che era stato lo sceneggiatore con cui aveva lavorato in A Bigger Splash.

Per Guadagnino questo film non era un remake in senso tradizionale, ma – come aveva dichiarato in un’intervista rilasciata al Guardian – come “un omaggio alla incredibile, potente emozione provata” quando lo vide per la prima volta, a 14 anni.
Difficile infatti considerare il Suspiria di Guadagnino come un horror tradizionale, e innumerevoli sono le differenze stilistiche e tematiche tra il suo film e quello di Dario Argento: a partire dalla durata, che è di 152 minuti a fronte dei 92 dell’originale, passando poi per la fotografia (qui desaturata e invernale, tutta giocata sull’assenza di colori primari che, invece, erano la caratteristica principale del lavoro svolto da Luciano Tovoli per Argento), le musiche (commissionate a Thom Yorke, che si è tenuto lontanissimo dal lavoro dei Goblin e di Simonetti, ispirandosi invece al krautrock degli anni Settanta) e la trama stessa (con i riferimenti alla situazione politica e al terrorismo della Germania di quegli anni, assenti nel film di Argento).
David Gordon Green, prima di abbandonare il progetto, aveva pensato a Isabelle Huppert, Janet McTeer e Isabelle Fuhrman come interpreti principali del suo film, e a Michael Nyqvist e Antje Traue per alcuni ruoli secondari; Guadagnino, inizialmente, avrebbe voluto coinvolgere nel film il cast al completo di A Bigger Splash, ma tra gli attori di quel film, nel suo Suspiria, sono tornate sono Tilda Swinton e Dakota Johnson.

Per prepararsi al ruolo di Suzie Bennett, Johnson ha studiato danza per due anni, e le riprese sono state per lei così impegnative, dal punto di vista psicologico, dal sentire il bisogno di entrare in terapia dopo aver concluso la lavorazione.
Tilda Swinton, che ha collaborato con Guadagnino in quasi tutti i suoi film, interpreta qui ben tre ruoli: quello di Madame Blanc, di Helena Markos e del Dr. Josef Klemperer. Per quest’ultimo è accreditata con lo pseudonimo di Lutz Ebersdorf, il cui cognome è una sorta di traduzione allitterativa e approssimativa di Swinton.

Suspiria-locandinaTitolo originale Suspiria. Durata 152 min. USA, Italia 2018.

⇰ giovedì 14 febbraio ore 18:30 in italiano
⇰ giovedì 14 febbraio ore 21:15 in lingua inglese con sottotitoli italiani

La giovane ballerina americana Susie Bannion negli anni 70 arriva a Berlino per un’audizione presso la Compagnia di Danza Helena Markos, rinomata a livello mondiale e, con il suo talento puro, sorprende la famosa coreografa della compagnia, Madame Blanc. Susie riesce ad ottenere immediatamente il ruolo da prima ballerina, scavalcando Olga, prima ballerina fino ad allora. Olga ha un crollo di nervi e accusa le direttrici della compagnia di essere delle streghe. In vista dell’esibizione e con l’intensificarsi delle prove, Susie e Madame Blanc entrano sempre più in confidenza. Sembra che l’obiettivo di Susie all’interno della compagnia vada oltre la passione per la danza. Nel frattempo, appare la figura di uno psicoterapeuta che cerca di svelare i segreti più oscuri della compagnia e per fare questo si avvale dell’aiuto di un’altra ballerina, che esplorerà i meandri delle camere sotterranee della compagnia, dove l’attendono atroci scoperte.


Penso che il problema del Don Chisciotte sia che quando ti appassioni a questo personaggio e a quello che rappresenta, diventi tu stesso Don Chisciotte. Ti muovi nella follia, determinato a trasformare la realtà nel modo in cui la immagini. Ma che, ovviamente, si rivela molto diversa. Terry Gilliam

L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE ha alle spalle un percorso di sviluppo fra i più lunghi e tortuosi della storia del cinema. Il fatto che alla fine il film sia stato realizzato dopo quasi 30 anni, è un risultato straordinario, merito della perseveranza, della passione e del genio del regista Terry Gilliam. La realizzazione del film si è concretizzata solo al decimo tentativo di Gilliam di portarlo a termine.
Nel 1989, subito dopo aver realizzato Le avventure del barone di Münchausen, Gilliam aveva presentato una proposta a uno dei suoi produttori, Jake Eberts e racconta: “Volevamo lavorare ancora insieme, così ho chiamato Jake e gli ho detto: ‘Ho due nomi per te… uno è Don Chisciotte,l’altro è Gilliam – e ho bisogno di 20 milioni di dollari”. E Jake ha risposto: “Sono pronto!”. Era stato tutto così semplice. Così ho cominciato a leggere il romanzo, ma qualche settimana dopo, finiti i due volumi, mi sono reso conto che non potevo fare il film!”.
Dopo La leggenda del re pescatore (1991), L’esercito delle 12 scimmie (1996) e Paura e delirio a Las Vegas (1998) – tre film girati e ambientati negli Stati Uniti – Gilliam voleva fare un film in Europa. Il nuovo progetto era intitolato L’uomo che uccise Don Chisciotte. Il regista racconta: “Quando ho capito che non potevo girare Don Chisciotte nel modo in cui lo aveva scritto Cervantes, mi sono chiesto se potevo fare un film raccontando una storia che ne catturasse l’essenza senza farestrettamente riferimento al libro”. Ispirato dai sei mesi trascorsi nel tentativo di adattare Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain, Gilliam ha dato vita al personaggio di un giovane e sfacciato regista di spot pubblicitari, un pubblicitario dei nostri tempi, che in qualche modo si ritrova nel XVII secolo e viene scambiato da Don Chisciotte per Sancho Panza.
Gilliam ha lavorato alla sceneggiatura con Tony Grisoni, con cui aveva già lavorato su Paura e delirio a Las Vegas. Grisoni ricorda: “Il bello del lavoro con Terry è che è un gioco serio. Ricordo che recitavamo le scene in modo molto naturale: le passavamo in rassegna, interpretavamo i diversi personaggi e poi ci scambiavamo. In questo modo capivamo il senso della scena, il timing e come far funzionare le battute. Acquisivo il materiale, scrivevo, gli inviavo tutto e poi ci vedevamo di nuovo. Questo gli ha permesso di sentirsi libero e di farsi venire delle idee, di produrre qualcosa svincolandosi dal rigoredella sceneggiatura”.
L’uomo che uccise Don Chisciotte è andato in produzione nell’autunno del 2000, e le riprese si sono chiuse in sole sei giornate molto difficili. Nei primi giorni in Spagna a Las Bardenas, in Navarra, è arrivata un’alluvione improvvisa oltre al problema di rumorosi aerei da caccia. Nella quinta giornata Jean Rochefort, che interpretava Don Chisciotte, ha dovuto lasciare il set a causa di un dolore che gli impediva di andare a cavallo. Così le riprese si sono fermate al sesto giorno. Questa infernale avventura è stata ripresa passo passo nel documentario Lost in La Mancha (2002).
Il film ha subito una battuta d’arresto per otto anni. Gilliam e Grisoni hanno ripreso la sceneggiatura nel 2009 e hanno fatto passi da gigante affinandola in modo significativo. La prima modifica è stata quella di dare a Toby una solida back story e di avergli fatto girare un film quando era studente. Unulteriore sviluppo è stato abbandonare l’elemento del viaggio nel tempo: invece di far incontrare Toby con il vero Don Chisciotte del XVII secolo, le sue avventure si svolgono in compagnia di un vecchio attore del suo film studentesco, che si è convinto di essere il leggendario cavaliere.
Dice Gilliam: “In questo modo il progetto verte sui film e sul cinema, su quello che i film provocano alle persone coinvolte nella loro realizzazione. Il nostro pubblicitario è stato trasformato in qualcuno che dieci anni prima, da studente, aveva realizzato un film in un piccolo villaggio in Spagna. Quando fa ritorno in quel villaggio, pensando che sarà meraviglioso come quando aveva lavorato lì, scopre che la maggior parte della gente di quel villaggio non gli piace. E che ha distrutto delle vite”.
Gilliam ammette: “Un altro motivo per cui siamo rimasti nel mondo di oggi è che è più economicorispetto al XVII secolo. Non devi stare a preoccuparti tutto il tempo di eliminare i cavi delle linee telefoniche, puoi avere una strada moderna!”.
I due sceneggiatori hanno fatto molte modifiche dal 2009 e Grisoni racconta: “Penso che, in media,abbiamo riscritto la sceneggiatura due volte all’anno, a volte forse anche più, a seconda dellapossibilità che il film entrasse di nuovo in produzione. Ogni volta che sembrava ci fosse unapossibilità, ricevevo una chiamata di Terry… E oggi credo che abbiamo davvero una sceneggiatura fantastica”.

locandinaTitolo originale The Man Who Killed Don Quixote. Durata 132 min. Gran Bretagna, Spagna 2018.

⇰ giovedì 21 febbraio ore 21:15

Toby, cinico regista pubblicitario, si ritrova intrappolato nelle bizzarre illusioni di un vecchio calzolaio spagnolo che crede di essere Don Chisciotte. Nel corso delle loro avventure comiche e sempre più surreali, Toby è costretto ad affrontare le tragiche ripercussioni del film realizzato quando era un giovane idealista, che ha inciso in modo indelebile sulle aspettative e sui sogni di un piccolo villaggio spagnolo. Riuscirà Toby a farsi perdonare e a ritrovare la sua umanità? Riuscirà Don Chisciotte asopravvivere alla sua follia e a salvarsi dalla morte che incombe? Riuscirà l’amore a trionfare su tutto?


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