E se un manager all’apice della carriera dovesse da un giorno all’altro ricominciare da zero?
PARLAMI DI TE, il film di Hervé Mimran, già co-regista assieme a Géraldine Nakache nel 2010 di “Tout ce qui brille” e di “Nous York” nel 2012. Trae la sua ispirazione dall’autobiografia di Christian Streiff, ex CEO di Airbus e di PSA Peugeot Citroën, autore nel 2014 del libro “J’étais un homme pressé”, in cui narra le vicissitudini patite in seguito a un ictus subito nel 2009.
Filo rosso che lega le pellicole è la presenza in tutte e tre della bella e brava Leïla Bekhti nel ruolo della dottoressa Jeanne, che ingaggia col suo recalcitrante paziente un duello verbale senza esclusione di colpi. Vero mattattore della pellicola è però un Fabrice Luchini in gran forma – già vincitore della coppa Volpi come Migliore Attore a Venezia nel 2015 per “La corte” – qui alle prese con un ruolo ‘destrutturato’, in cui è costretto, dopo un inizio scoppiettante come spietato manager senza cuore, a ripartire da zero, tradito proprio dalla facoltà che maggiormente utilizzava nelle sue moltplici attività: la parola. Luchini tiene sulle spalle l’intera vicenda, attingendo risorse alla sua incredibile mimica, facciale e corporea, da navigato interprete teatrale qual è, per entrare in un ruolo non facile, con una performance mai sopra le righe. Il suo è un Alain scontroso, antipatico, che a un certo punto è costretto ad vedere la vita dal basso, dal punto di vista dei tanto disprezzati ‘perdenti’: memorabile a tal proposito il suo ‘colloquio’ in un centro di collocamento.
È un racconto commovente e allo stesso tempo ironico del viaggio di un uomo alla riscoperta di se stesso e delle cose importanti della vita: la cura di sè, il rapporto con la propria figlia, i legami di affetto e amicizia.
Nel cast del film anche Rebecca Marder e Igor Gotesman.
Titolo originale Un Homme Pressé. Durata 100 min. Francia 2018.
⇰ venerdì 22 febbraio ore 21:15 (7/5€ – Under 30 4€))
⇰ sabato 23 febbraio ore 19:00 e 21:15 (7/5€)
⇰ domenica 24 febbraio ore 19:00 e 21:15 (7/5€)
⇰ lunedì 25 febbraio ore 19:00 e 21:15 (4€)
Alain è un rispettato uomo d’affari e un brillante oratore, sempre in corsa contro il tempo. Nella vita, non concede alcuno spazio alle distrazioni e alla famiglia. Un giorno, viene colpito da un ictus che interrompe la sua corsa e gli lascia come conseguenza una grave difficoltà nell’espressione verbale e una perdita della memoria. La sua rieducazione è affidata a Jeanne, giovane logopedista. Con grande impegno e pazienza, Jeanne e Alain impareranno a conoscersi e alla fine ciascuno, a modo suo, tenterà di ricostruire se stesso e di concedersi il tempo di vivere.
Penso che il problema del Don Chisciotte sia che quando ti appassioni a questo personaggio e a quello che rappresenta, diventi tu stesso Don Chisciotte. Ti muovi nella follia, determinato a trasformare la realtà nel modo in cui la immagini. Ma che, ovviamente, si rivela molto diversa. Terry Gilliam
L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE ha alle spalle un percorso di sviluppo fra i più lunghi e tortuosi della storia del cinema. Il fatto che alla fine il film sia stato realizzato dopo quasi 30 anni, è un risultato straordinario, merito della perseveranza, della passione e del genio del regista Terry Gilliam. La realizzazione del film si è concretizzata solo al decimo tentativo di Gilliam di portarlo a termine.
Nel 1989, subito dopo aver realizzato Le avventure del barone di Münchausen, Gilliam aveva presentato una proposta a uno dei suoi produttori, Jake Eberts e racconta: “Volevamo lavorare ancora insieme, così ho chiamato Jake e gli ho detto: ‘Ho due nomi per te… uno è Don Chisciotte,l’altro è Gilliam – e ho bisogno di 20 milioni di dollari”. E Jake ha risposto: “Sono pronto!”. Era stato tutto così semplice. Così ho cominciato a leggere il romanzo, ma qualche settimana dopo, finiti i due volumi, mi sono reso conto che non potevo fare il film!”.
Dopo La leggenda del re pescatore (1991), L’esercito delle 12 scimmie (1996) e Paura e delirio a Las Vegas (1998) – tre film girati e ambientati negli Stati Uniti – Gilliam voleva fare un film in Europa. Il nuovo progetto era intitolato L’uomo che uccise Don Chisciotte. Il regista racconta: “Quando ho capito che non potevo girare Don Chisciotte nel modo in cui lo aveva scritto Cervantes, mi sono chiesto se potevo fare un film raccontando una storia che ne catturasse l’essenza senza farestrettamente riferimento al libro”. Ispirato dai sei mesi trascorsi nel tentativo di adattare Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain, Gilliam ha dato vita al personaggio di un giovane e sfacciato regista di spot pubblicitari, un pubblicitario dei nostri tempi, che in qualche modo si ritrova nel XVII secolo e viene scambiato da Don Chisciotte per Sancho Panza.
Gilliam ha lavorato alla sceneggiatura con Tony Grisoni, con cui aveva già lavorato su Paura e delirio a Las Vegas. Grisoni ricorda: “Il bello del lavoro con Terry è che è un gioco serio. Ricordo che recitavamo le scene in modo molto naturale: le passavamo in rassegna, interpretavamo i diversi personaggi e poi ci scambiavamo. In questo modo capivamo il senso della scena, il timing e come far funzionare le battute. Acquisivo il materiale, scrivevo, gli inviavo tutto e poi ci vedevamo di nuovo. Questo gli ha permesso di sentirsi libero e di farsi venire delle idee, di produrre qualcosa svincolandosi dal rigoredella sceneggiatura”.
L’uomo che uccise Don Chisciotte è andato in produzione nell’autunno del 2000, e le riprese si sono chiuse in sole sei giornate molto difficili. Nei primi giorni in Spagna a Las Bardenas, in Navarra, è arrivata un’alluvione improvvisa oltre al problema di rumorosi aerei da caccia. Nella quinta giornata Jean Rochefort, che interpretava Don Chisciotte, ha dovuto lasciare il set a causa di un dolore che gli impediva di andare a cavallo. Così le riprese si sono fermate al sesto giorno. Questa infernale avventura è stata ripresa passo passo nel documentario Lost in La Mancha (2002).
Il film ha subito una battuta d’arresto per otto anni. Gilliam e Grisoni hanno ripreso la sceneggiatura nel 2009 e hanno fatto passi da gigante affinandola in modo significativo. La prima modifica è stata quella di dare a Toby una solida back story e di avergli fatto girare un film quando era studente. Unulteriore sviluppo è stato abbandonare l’elemento del viaggio nel tempo: invece di far incontrare Toby con il vero Don Chisciotte del XVII secolo, le sue avventure si svolgono in compagnia di un vecchio attore del suo film studentesco, che si è convinto di essere il leggendario cavaliere.
Dice Gilliam: “In questo modo il progetto verte sui film e sul cinema, su quello che i film provocano alle persone coinvolte nella loro realizzazione. Il nostro pubblicitario è stato trasformato in qualcuno che dieci anni prima, da studente, aveva realizzato un film in un piccolo villaggio in Spagna. Quando fa ritorno in quel villaggio, pensando che sarà meraviglioso come quando aveva lavorato lì, scopre che la maggior parte della gente di quel villaggio non gli piace. E che ha distrutto delle vite”.
Gilliam ammette: “Un altro motivo per cui siamo rimasti nel mondo di oggi è che è più economicorispetto al XVII secolo. Non devi stare a preoccuparti tutto il tempo di eliminare i cavi delle linee telefoniche, puoi avere una strada moderna!”.
I due sceneggiatori hanno fatto molte modifiche dal 2009 e Grisoni racconta: “Penso che, in media,abbiamo riscritto la sceneggiatura due volte all’anno, a volte forse anche più, a seconda dellapossibilità che il film entrasse di nuovo in produzione. Ogni volta che sembrava ci fosse unapossibilità, ricevevo una chiamata di Terry… E oggi credo che abbiamo davvero una sceneggiatura fantastica”.
Titolo originale The Man Who Killed Don Quixote. Durata 132 min. Gran Bretagna, Spagna 2018.
⇰ giovedì 21 febbraio ore 21:15
Toby, cinico regista pubblicitario, si ritrova intrappolato nelle bizzarre illusioni di un vecchio calzolaio spagnolo che crede di essere Don Chisciotte. Nel corso delle loro avventure comiche e sempre più surreali, Toby è costretto ad affrontare le tragiche ripercussioni del film realizzato quando era un giovane idealista, che ha inciso in modo indelebile sulle aspettative e sui sogni di un piccolo villaggio spagnolo. Riuscirà Toby a farsi perdonare e a ritrovare la sua umanità? Riuscirà Don Chisciotte asopravvivere alla sua follia e a salvarsi dalla morte che incombe? Riuscirà l’amore a trionfare su tutto?
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