dal 24/4 al 29/4 Un’altra vita – Mug, dal 24/4 al 29/4 Dililì a Parigi

UN’ALTRA VITA – MUG è un film diretto da Małgorzata Szumowska vincitore dell’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino 2018.

Dopo In the name of (2013), Malgorzata Szumowska ritorna ad esplorare la vita di provincia della Polonia rurale, imbevuta di cattolicesimo bigotto e superstizioni popolari, in un dramma dallo humour nero e i toni grigi.

La regista polacca conduce sapientemente un aspro dramma sul suo Paese, di cui porta alla luce contraddizioni, ipocrisie e un orgoglio religioso e nazionalistico, di cui è simbolo l’enorme statua di Gesù. La storia di Jacek, outsider del paese che ascolta i Metallica, porta jeans strappati e sogna di trasferirsi in Inghilterra, offre dunque uno sguardo impietoso sulla ristrettezza di orizzonti di un villaggio a cui non si sente di appartenere. Sarà probabilmente lo stesso amore-odio della regista per la sua terra madre, da cui si allontana ma a cui sempre ritorna, che la aiuta a distanziarsi in campi lunghi sulla bellezza della sua Polonia per poi focalizzarsi sullo squallore e sulla piattezza della gente di provincia. In piani sempre più stretti Szumowska osserva il volto sfigurato di Jacek, specchio di un villaggio deformato da meschinità, volgarità e fatalismo.

Mug, che vuol dire appunto “brutto muso” ci porta a riflettere sulla percezione di sé e quella degli altri, sul significato di identità in rapporto all’apparenza. Il viso deforme di Jacek non gli permette più di lavorare, vivere o essere amato come prima, perfino dalla sua stessa madre che vede in lui un’altra persona, un estraneo.
Il duro realismo della storia che non cede ad alcuna edulcorazione, si tinge tuttavia della bizzarra leggerezza della commedia fantastica in una dramma commovente venato di sottile ironia. La caratterizzazione dei personaggi, che assomigliamo piuttosto a caricature, tra cui il prete del villaggio, riescono a suscitare il riso nonostante la tragicità della situazione.
A introdurre il tono di Mug, la scena d’apertura con una corsa di clienti in lingerie per i saldi di intimo in un ipermercato, in una metaforica visione del consumismo, stabilisce una strana e inconfortevole atmosfera che perdura per tutto il film fino all’apparizione dell’opera finita della statua di Gesù che su tutti veglia. Tra l’assurdo e il grottesco, dunque, la sofferenza di Jacek, che rimanda in qualche modo a quella di Gesù, rimane come testimonianza della lotta di un singolo alienato dalla sua comunità. MyMovies.it

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Titolo originale Twarz. Durata 91 min. Polonia 2018.

⇰ mercoledì 24 aprile ore 21:15
⇰ giovedì 25 aprile ore 21:15
⇰ venerdì 26 aprile ore 21:15
⇰ sabato 27 aprile ore 21:15
⇰ domenica 28 aprile ore 21:15
⇰ lunedì 29 aprile ore 21:15

Jacek ama l’heavy metal, la sua fidanzata e il suo cane. La sua famiglia e i parrocchiani del suo paesino lo trovano un tipo bizzarro e divertente. Jacek lavora presso il cantiere edile di quella che dovrebbe diventare la statua di Cristo più alta del mondo. Dopo che un grave incidente lo sfigura completamente, tutti gli occhi vengono puntati su di lui mentre si sottopone al primo trapianto facciale del Paese.


“Quando le vittime non accettano di essere vittime, la vita dei carnefici è molto meno semplice”, afferma Michel Ocelot, celebre regista d’animazione, conosciuto per Kirikù e la strega Karabà.
Il suo ultimo film, DILILÌ A PARIGI, riguarda da vicino il conflitto di genere: “Fin da piccolissimo sono stato sensibile allo squilibrio tra uomo e donna, assurdo, irrazionale e negativo per entrambi. Crescendo, poi, ho scoperto che la situazione era addirittura peggiore di quanto pensassi”.
Il tema del sessismo è centrale nella pellicola, ambientata durante la Belle Epoque a Parigi, periodo di rivalsa per grandi personalità femminili nell’arte e nella scienza. “Era interessante mostrare questo gravissimo problema in una società di successo e progresso anche per le donne”.
Per Michel Ocelot, il lavoro nell’animazione è qualcosa di spontaneo e naturale, destinato a chiunque, non ristretto da target o etichette: “Dal mio primo film, non pensavo ad alcun tipo di pubblico predefinito. Siccome si trattava di animazione, però, lo si è targato come ‘per bambini’. Il marchio mi è rimasto impresso da allora. All’inizio ero dispiaciuto, ma oggi ne sono contento. È come un cavallo di Troia, gli adulti pensano che l’animazione sia per bambini e si fidano dei miei film. E io dentro ci metto qualsiasi cosa. Voilà!”.
D’altronde, l’autore ritiene l’animazione uno strumento universale e da preservare, quanto la letteratura.
“Ci sono arrivato intorno ai due anni d’età, con forbici, carta, disegnando, colorando e decorando. Se fossi vissuto nell’era digitale, non so se sarebbe stato lo stesso. Per questo non mi fanno impazzire i film in 3D: sono imitazioni della realtà. Non credo occorra nascondere che un film è opera dell’immaginario. Il cervello si attiva, immaginando, ed è meglio che servirsi di imitazioni del reale, masticate e rimasticate”.locandina-1

Titolo originale Dilili à Paris. Durata 95 min. Francia 2018.

⇰ mercoledì 24 aprile ore 19:30
⇰ giovedì 25 aprile ore 19:30
⇰ venerdì 26 aprile ore 19:30
⇰ sabato 27 aprile ore 19:30
⇰ domenica 28 aprile ore 19:30
⇰ lunedì 29 aprile ore 19:30

Nella Parigi della Belle Époque, con l’aiuto di un giovane fattorino, la piccola canaca Dilili indaga su una serie di rapimenti misteriosi in cui sono coinvolte alcune bambine. Nel corso delle indagini incontreranno personaggi straordinari che li aiuteranno fornendo loro gli indizi necessari per scoprire il covo segreto dei Maestri del Male, i responsabili dei rapimenti.

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